Cam4Shots – Alla ricerca dell’umano con Chiara Lombardi

Siamo abituati a guardare solo il lato patinato delle cose, in realtà sotto c’è molto altro

Così si conclude l’ultima delle note vocali inviatemi in questi giorni da una giovane fotografa salernitana, Chiara Lombardi, in risposta ad una lunga serie di domande che ho avuto la possibilità di porle, con l’intenzione di comprendere meglio il suo ultimo progetto artistico, dal nome Cam4Shots.

Chiara ed io ci siamo conosciute più di sei anni fa e abbiamo iniziato percorsi completamente diversi alla ricerca della nostra vera vocazione -che io ancora stento a trovare-. Entrambe siamo finite a fare cose in cui abbiamo riposto tutte le nostre speranze, altre in cui non credevamo affatto, a mangiare dai peggiori paninari romani, sorprendendoci di non aver scovato nemmeno un pelo nel mostro sandwich, a guardarci negli occhi e dirci “Non mi piaccio, non mi piace quello che vedo, non so dove voglio andare, ma so che non voglio restare qui”. Ho avuto il piacere di accompagnare Chiara per una buona parte del suo già avviato percorso artistico ed oggi, a distanza di quei sei famosi anni, ho l’onore di intervistarla per la prima volta e averla come pietra miliare di una raccolta di interviste e articoli, ancora in fieri, su un argomento che negli ultimi tempi ha iniziato a starmi sempre più a cuore: la bellezza.

Cos’è la bellezza? Cosa significa per noi sentirci belli, stare bene con noi stessi? Domande vecchie quanto il mondo a cui l’arte, la moda, la società hanno cercato di rispondere proponendoci canoni che, a volte, hanno resistito al passare del tempo, mentre, altre volte, sono riusciti ad impressionarci per poco più di un annetto, per poi svanire completamente nel nulla.

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Tell me your secrets- foto di Chiara Lombardi

“Il percorso che cerco di affrontare col mio lavoro è un percorso di ricerca del bello”, mi dice la fotografa classe ’95, parlandomi di Cam4Shots. “Già prima di arrivare a questo progetto, la mia ricerca artistica ha sempre avuto come tematica i corpi, le forme, gli intrecci e gli incastri e tutto è partito da me, dal mio bisogno di accettarmi.” mi confessa successivamente. È una storia che le ho già sentito raccontare, ma che mi emoziona ogni volta, quindi, la lascio proseguire. “Da quando ho capito che tramite la fotografia avrei avuto la possibilità di dire delle cose e impararne delle altre, ho sentito il bisogno di approcciarmi a tale mezzo personalmente. Anche solo per esercitazione o semplicemente per sfogarmi, mettevo la macchina sul cavalletto e mi fotografavo. E non lo facevo per scoprire il modo migliore per esporre i soggetti alla luce o per studiarne ogni singolo artificio compositivo, io ne avevo bisogno. Avevo bisogno di ritrarmi perché quando mi guardavo allo specchio non mi riconoscevo, vedevo solo un ammasso di carne orribile e non mi piaceva. La mia femminilità e il mio riconoscermi pienamente come donna erano del tutto celati e per disvelarli quelle ore, passate davanti alla macchina fotografica ad essere soggetto di me stessa, sono state fondamentali”.

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Ascolto le sue parole e vi rivedo molto di me stessa. Accettarsi per ciò che si è è un lungo processo di autoanalisi, di comprensione e prima ancora, di conoscenza di se stessi e di tutte le proprie anche minime imperfezioni. La capisco e talvolta, osservandola, vedo ancora, in qualche suo sguardo, quella ragazza timida e impacciata che si immagina come un elefante in una cristalleria, senza rendersi conto della sua bellezza.

Siamo simili io e Chiara, non solo per il nome che ci accomuna e per i panini dallo zozzone di turno, ma soprattutto perché abbiamo perso molto del nostro tempo a calarci in modelli che evidentemente non ci appartenevano, nella vana speranza che, un giorno, vi saremmo state almeno rassomiglianti. Eppure, da questo errore di gioventù nessuno sembra essere immune, tanto che Chiara stessa mi racconta di quanto il suo lavoro abbia aiutato non solo la sua autostima, ma anche quella delle persone che con lei si sono trovate a collaborare. “Poco tempo fa ho scattato delle foto ad una ragazza bellissima e non ho potuto fare a meno di dirle quanto il suo corpo fosse statuario e perfetto, mi sembrava davvero di fotografare una dea greca!” esclama, “Ma lei mi ha guardato incredula, dicendomi che, in realtà, si è sempre vista poco conforme all’ideale moderno di bellezza e si è sempre considerata goffa. Sono queste piccole cose che mi fanno rendere conto di quanto la mia opera possa aiutare i miei soggetti oltre che me.” poi aggiunge “Alla fine di tutto, sono quasi felice di vedere che abbiamo tutti gli stessi problemi, anche le persone che non ti aspetteresti!”.

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Shuan – foto di Chiara Lombardi

Nella sua ricerca di semplicità, naturalezza e imperfezione, Chiara si è approcciata spesso a nudi, ma mai con l’immediatezza che troviamo in Cam4Shots, una serie di screenshot di immagini prese da un sito dichiaratamente pornografico, CAM4.com e rielaborate alla luce dell’esigenza artistica della fotografa. Un progetto che, oltre ad essere caratterizzato dall’eterno amore per la veridicità e l’umanità, mi è apparso quasi enigmatico al principio, come una sorta di rebus, a cui non ogni fruitore, a cui Chiara si è approcciata negli anni passati, ha saputo dare un senso. È per questo che l’artista stessa ha deciso di pubblicare un breve manifesto esplicativo della sua opera.

“Senza voler togliere poeticità al momento creativo, devo ammettere che, in realtà, Cam4Shots nasce come bisogno di rispondere ad una richiesta di un mio professore” mi confessa. Chiara, infatti, continua i suoi studi di arte fotografica all’Accademia Albertina di Torino, dopo essersi laureata a pinei voti alla RUFA, altrettanto famosa accademia romana. “Per superare quest’esame, dovevamo presentare un elaborato esemplificativo del concetto di arte applicata alle nuove tecnologie. Così, mi sono ispirata agli scatti di Jon Rafman, un artista e regista canadese che, nella sua opera 9-Eyes ha ricercato ed esposto una serie di immagini trovate su Google Street View, che rappresentassero delle situazioni di vita quotidiana particolari o addirittura assurde.”

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HWAL – foto di Chiara Lombardi

“Sulla base del progetto del canadese è nata tutta una querelle sul poter considerare anche questa una forma d’arte o meno, visto che Rafman aveva semplicemente preso delle situazioni già avvenute nella vita reale, senza modificarle in alcun modo e senza, così, decidere aprioristicamente, cosa ritrarre nel suo lavoro.” mi spiega brevemente l’artista. “Una volta compreso che anche quella ricerca e distinzione tra i materiali utili e quelli da scartare è arte (così come lo è un reportage), mi son detta di voler fare lo stesso e da qui è nato Cam4Shots.” Racconta Chiara, ma subito sottolinea come tale processo  sia stato mediato da una serie di tentativi non andati in porto, come quelli di fotografare spezzoni di filmati di telecamere di sorveglianza, idea accantonata perché insoddisfacente da un punto di vista artistico (a causa della cattiva risoluzione delle immagini) e umano (perno su cui l’opera della Lombardi necessita di focalizzarsi). “Cam4Shots, quindi, è una raccolta di foto, fatte dal mio pc, al sito Cam4. Sì, è un sito pornografico e viene presentato in quanto tale, ma il mio approccio ad esso è stato così puro da non riuscire più a vedere in quella nudità un qualcosa di oggettivo e voluttuoso, che potesse essere usato semplicemente per dare piacere al fruitore. Nella home di Cam4 ci sono una ventina di live tra cui scegliere e cliccando su di esse, si viene catapultati nella stanza, da cui il cosiddetto performer si esibisce. Le tematiche maggiormente visibili sono, senza dubbio, quelle inferenti la sfera sessuale, ma quello che ho voluto fare è stato rintracciare in quei momenti di vita vera un particolare, una composizione, un incastro tale da catturare la mia attenzione. Così, ho proceduto a fare lo screenshot e poi a ritagliare ulteriormente l’immagine, in modo che tutte le foto risultanti fossero focalizzate solo su ciò che per me era importante e riuscissero a fuoriuscire dal loro habitat pornografico per entrare in un ambito umano, sincero, semplice e soprattutto puro”.

Dopo aver raccolto circa 50 foto, Chiara è pronta a continuare il suo percorso con Cam4Shots e a collaborare con altri artisti nella creazione di una zine no profit. Come vive questa collaborazione è presto detto. “Sarò molto selettiva: non voglio immagini forti, non voglio violenza, non voglio pornografia. Ho intenzione di continuare il mio progetto con la stessa spinta con cui l’ho iniziato, ossia ponendomi davanti al corpo nudo e ipersessualizzato con l’occhio clinico di un chirurgo davanti al paziente nudo sul tavolo operatorio” sottolinea con tenacia. “Non ho mai visto quei corpi come un oggetto del desiderio, ma solo come motivo di studio di quella realtà che voglio portare alla luce con le mie foto.”

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Cam4Shots – foto di Chiara Lombardi

Infatti, come si legge chiaramente nel manifesto introduttivo a Cam4Shots, la realtà che Chiara Lombardi vuole portare a galla è quella con cui tutti noi ci confrontiamo, una realtà per certi versi abbietta, diretta, senza censure, ma sicuramente l’unica che possa essere definita tale. Chiudere gli occhi davanti alla vita non serve a nulla, questo il messaggio dell’artista, che con la grazia che la contraddistingue, riesce a parlare dei performer come di esseri umani, con sentimenti e slanci emotivi, che li vedono per la prima volta sganciati dal contesto erotico a cui appartengono per riacquistare la dignità di donne e uomini che spetta loro.

Al di là della legalità o meno della pornografia, l’artista sostiene che “questo per i performer è un lavoro a tutti gli effetti, che va visto  con la purezza formale delle immagini. Questi siti, nonostante possano apparire un facile trastullo per gente disturbata, sono, in verità, piattaforme in cui i performer vengono schedati e pagati per lo spettacolo che regalano al fruitore, costituendo per loro una fonte di reddito a tutti gli effetti”. Inoltre, Chiara confessa che, oltre al contenuto spinto di alcune performance, spesso si possono trovare anche live di persone dedite a dormire o a truccarsi, di persone che cucinano o leggono libri e questi attimi, decisamente rari in altri siti del genere, sono ciò che rende ancora più facile il lavoro di umanizzazione che spinge il suo estro artistico.

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i d e n t i t y -foto di Chiara Lombardi

Persone oltre lo schermo, ecco cosa sono i performer, che, a detta della Lombardi, sono fonte di riflessione sul tanto dibattuto concetto di bellezza. “Quello che mi ha colpito del sito Cam4 è proprio la varietà di uomini e donne che vi si ritrovano, corpi deformi e rovinati convivono con corpi scultorei, attimi di dolcezza si affiancano a momenti hard” precisa la fotografa, la quale, grazie alla sua ricerca, ha capito come anche qualcosa che vada completamente fuori dallo spettro della bellezza come sinonimo di perfezione -che la società spesso ci impone- possa provocare piacere nello spettatore ed essere considerato parimenti avvenente. “C’è tanta varietà al mondo e anche quello che piace è diverso, quindi magari ciò che per me sembra brutto, per altri è eccitante. Non so se sia una cosa importante, ma a me dà una bella idea di umanità.” continua Chiara, nel suo fluido ed emozionato parlare. Nella sua voce si avverte un senso di appartenenza a questo progetto, un bisogno di mostrare ciò che è imperfetto e per questo, ancora più umano di un volto da rivista, di un’immagine precisa e pulita, nitida nella forma e nei colori. La varietà a cui Chiara si riferisce è quella delle forme, è vero, ma con essa quella dei sentimenti, delle emozioni che riesce a cogliere anche in situazioni in cui i più sono abituati a fermarsi all’apparenza.

“Senza il manifesto non so quanto si sarebbe capito del mio progetto” è costretta ad ammettere Chiara. “Prima di pubblicarlo, infatti, ho visto molta gente spaventata da Cam4Shots: non capiva cosa stesse succedendo, riconosceva solo la provenienza pornografica delle immagini, ma non la umanizzazione delle stesse. Quando, poi, ho spiegato che ciò che stavo facendo era tutt’altro, in tanti hanno compreso il progetto. La mia paura è che senza il manifesto quelle immagini sarebbero state ricondotte all’ambito sessuale e non a quello artistico ed è per questo che credo che la mia ricerca debba andare avanti”.  E continua “Un corpo nudo non è volgare, se viene tolto dal contesto di volgarità. Un famoso critico sostiene che una foto di una donna durante una seduta ginecologica non sia pornografica, ma, tolta da quel contesto, divenga immediatamente immagine erotica. Ecco, io ho voluto fare il contrario”.

Trovare l’umano oltre la comune concezione di umanità stessa, questo lo sforzo di Chiara Lombardi, un impegno difficile da recepire con immediatezza, ma necessario per cambiare la prospettiva con cui guardiamo gli altri e prima ancora, noi stessi. I corpi sono corpi, le persone sono persone, decontestualizzare e ricontestualizzare l’immagine è un processo fondamentale per aiutarci a comprendere che “ogni cosa può essere arte, se la si guarda dall’occhio dell’artista”.  Nonostante la Lombardi stessa consideri la sua opera come “una goccia nell’oceano” e ammetta che c’è ancora molto da fare, il suo è un lavoro doveroso e merita di essere  apprezzato alla luce di un contesto sociale in cui il corpo umano viene sessualizzato ai massimi livelli, in maniera del tutto inappropriata e non necessaria. Chiara Lombardi è capace di cercare e ritagliare la bellezza oltre lo schermo, non solo del computer, ma dei nostri pregiudizi, degli occhiali appannati che inforchiamo ogni volta in cui ci appare più facile puntare il dito contro un certo fenomeno, piuttosto che indagare le vere ragioni che lo originano. L’artista è riuscita ad interpretare con profondità e purezza uno scambio di emozioni, un groviglio di corpi nudi che, per la prima volta, mostrano al mondo il loro volto reale e sincero, in un passaggio di testimone da un passato che li vede cose, ad un presente in cui si lasciano vedere come tali per il piacere di farlo. C’è  volontà nei loro gesti, non più mera voluttà, una volontà che li spinge a essere soggetti e non più oggetti delle fantasie altrui, a essere semplicemente persone, senza accezioni o giudizi di nessun tipo.

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Alla ricerca del reale – foto di Chiara Lombardi

Cam4Shots è un agglomerato di vulnerabilità, di dolcezza, di piccoli momenti rubati alla quotidianità da uno sguardo attento e delicato che scivola sui corpi nudi, vestendoli dell’unico abito realmente necessario quello della verità e della purezza. Dobbiamo, quindi, ringraziare Chiara Lombardi per la sua opera, tramite la quale siamo chiamati a riflettere su quanto la volgarità, che siamo pronti a trovare negli altri, si sia, ormai, insidiata nelle nostre coscienze, tanto da non permetterci di riconoscere ciò che c’è oltre la nudità, oltre l’esteriorità. Persone vive, realtà pulsanti e (talvolta) aberranti, questo è Cam4Shots, questo è il progetto di un’artista chiara di nome e di fatto, una perla rara nell’attuale scenario fotografico, di cui sono fiera di essere amica.

Per guardare con i vostri occhi di cosa si tratta e per sentire la viva voce della creatrice di Cam4Shots, vi basterà recarvi il 5 ottobre (e in altre 6 date) a Brescia, all’Art Educational Center, in via Tosio 1G, e assistere alla presentazione del progetto di Chiara Lombardi, in occasione della sua personale, sarcasticamente intitolata “We romoved your face, because it doesn’t follow our community guidelines” (Abbiamo cancellato il tuo volto perché non segue le linee guida della nostra community).

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locandina della personale di Chiara Lombardi all’Art Educational Center di Brescia

Se, invece, non siete in zona, potete seguire i lavori di Chiara Lombardi su Instagram (@xchiaralombardix) oppure sulla sua pagina ufficiale di Facebook, per supportare questo ed altri progetti e rimanere sempre aggiornati sulle sue future mostre.