Filippo Marcelli: l’importanza di raccontare storie e il futuro del cinema d’animazione made in Italy.

«Andiamo al bar che ieri ha nominato Giulia (ndr ZUZU)!» Mi propone il mio ospite. Accetto il consiglio e dopo una lunga passeggiata, giungo, insieme a lui, nel locale designato. Luci soffuse e musica jazz ci accolgono; ci sediamo ad uno dei tavolini decorati con ritagli di fumetti e giornali e iniziamo la nostra chiacchierata.

Filippo Marcelli, classe ’97, reatino di nascita e fiorentino d’adozione, studia disegno, cinema e fotografia all’Accademia di Belle Arti del capoluogo toscano ed è proprio tra quei banchi, che ha scoperto la passione per la stop-motion. “La Formula dell’Oro”, il corto da lui realizzato insieme ad alcuni compagni dell’Accademia, online dal 20 Ottobre sul canale YouTube di Filippo (link alla fine dell’articolo), è un prodotto tutto home-made che non smette di riscuotere successi in vari concorsi di settore, riuscendo ad arrivare in finale e il più delle volte, a vincere, nonostante il budget minimo e la preparazione ancora in erba dei ragazzi coinvolti nel progetto.

Dio e Ademo

Foto di Filippo Marcelli- Backstage di La Formula dell’Oro

«Tutto è iniziato a Novembre del primo anno di Accademia, quando delle mie compagne di corso mi proposero di creare un cortometraggio in animazione 2D in bianco e nero. Il classico cartone animato, per intenderci! Il nostro professore di pittura aveva più volte menzionato il rapporto tra dipinto e alchimia e le mie colleghe ne erano rimaste affascinate, a tal punto da voler ideare una storia che si basasse proprio sulle avventure di un alchimista. Per qualche mese lavorammo alla sceneggiatura, ma il progetto, pian piano, svanì, per poi prendere nuovamente vita, l’anno seguente, quando Davide Tito, il nostro docente di anatomia, ci propose di realizzare, oltre alle tavole tradizionali, anche dei video, di un minuto circa, usando la tecnica dello stop motion per animare disegni in 2D o attori in carne ed ossa. Fu in quell’occasione che capimmo che avremmo potuto creare un prodotto video in stop-motion e iniziammo a ragionare su una versione embrionale de “La Formula dell’Oro”, dal freudiano titolo “ES” ».

 

Ma cosa si intende per stop-motion?

«La stop-motion è semplicemente una tecnica di ripresa» mi spiega Filippo. «Consiste nel fare una serie di foto consecutive ad una scena che, tra uno scatto a l’altro, viene modificata. La successione di questi fotogrammi realizza il video. Questo, ovviamente, accade anche nel cinema tradizionale, ma in quel caso i frame si susseguono automaticamente; qui, invece, l’obiettivo è dar luogo a movimenti altrimenti impossibili, come avviene in una nota pubblicità in cui le camicie si piegano da sole. Nei grandi film, per anni, la stop-motion è stata utilizzata per realizzare gli effetti speciali. In “Godzilla”, per esempio, la puppet animation, ossia l’animazione di pupazzi, ha reso possibile la creazione di personaggi che apparissero giganteschi, in grado di distruggere intere città, dando vita a situazioni che, altrimenti, sarebbero state inattuabili.»

«Con “La Formula dell’Oro”, invece, io e i miei compagni abbiamo scelto di produrre qualcosa che assomigliasse di più al grande cinema di animazione, utilizzando, per l’appunto, pupazzi con armatura e scenografie realistiche, al fine di ricostruire un impianto cinematografico tradizionale. Gli ambienti del corto e la traccia della storia erano già stati stabiliti nel canovaccio stilato precedentemente, ma si è reso necessario riprendere in mano la sceneggiatura, scriverla da capo e soprattutto, assegnare a ognuno della troupe il proprio ruolo, sulla base degli interessi particolari nutriti da ciascuno di noi. Così, io ho iniziato a occuparmi di regia, illuminazione dei set, montaggio e postproduzione; Francesca Sofia Rosso delle scenografie; Daniel “Tomo” Carrai e Eugenio Frosali della creazione del pupazzo e della sua armatura, inoltre, sempre Eugenio ha realizzato le animazioni in 2D e infine, Tomo e Francesca, insieme a Martina Generali e Cecilia Capelli, hanno dato vita alle animazioni in stop-motion. In ultimo, un ringraziamento speciale va a Lorenzo Di Cola che ha composto tutte le musiche del corto».

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Foto di Filippo Marcelli- Backstage, Creazione del set

Vedendo il lavoro ultimato, “La Formula dell’Oro” appare tutt’altro che un progetto a basso budget, eppure Filippo non nasconde che i set sono stati allestiti in camera sua e in quella dell’allora coinquilina Francesca. Narra, anzi, di una stanza invasa da attrezzature, ridotta ad un letto e al poco spazio necessario per entrare e uscire dall’abitacolo; poi, mi sciorina tutti i materiali usati per la costruzione dei set e per l’armatura di Nemo, il vecchio, barbuto alchimista, protagonista del corto.

 

«Abbiamo costruito il pupazzo praticamente da zero. L’armatura è stata fatta da Tomo, utilizzando una base di ferro, imbottita con garza e fogli di lattice, sulla quale è stato direttamente applicato il vestito cucito da Cecilia. Io ho solo aggiunto la barba, fatta coi baffi finti comprati da Tiger. Per le mani, invece, Eugenio ha creato uno stampo, nel quale è stato colato del lattice prevulcanizzato» racconta. «Una piccola curiosità, inoltre, riguarda il volto di Nemo. Per costruire la faccia di un puppet, di solito, si usano centinaia di varianti della stessa maschera, la quale è, a sua volta, divisa in pezzettini che possono essere combinati tra loro in più modi, per permettere al pupazzo di cambiare espressione. Per fare ciò, però, serve una stampante 3D precisissima, dal valore di circa duemila euro. Capirai che non avremmo mai potuto permettici niente di simile, quindi, abbiamo ovviato al problema digitalmente: Eugenio ha interpretato alcune delle espressioni di Nemo e in postproduzione, io le ho sovrapposte al puppet, realizzando l’animazione facciale di cui avevamo bisogno».

Marti bluffa

Foto di Filippo Marcelli – Backstage, creazione del set

«Per quanto riguarda i set, invece, ti posso dire che solo nello studio dell’alchimista c’erano circa 826 libretti realizzati in miniatura, uno ad uno. In primis, abbiamo creato le grafiche delle copertine a computer e le abbiamo stampate su carta opaca, infine, le abbiamo incollate su dei pezzi di cartone. Paradossalmente, se comparati al loro reale utilizzo, i libri sono stati, forse, l’oggetto più costoso che abbiamo creato. Gli atri elementi del set sono stati fatti con un materiale simile al fimo; li abbiamo scolpiti, cotti al forno e successivamente decorati con colori acrilici. In totale, abbiamo realizzato più di 100 oggetti di scena e anche i mobili sono stati fatti da noi, tagliando delle tavole di compensato» mi spiega Filippo e ne parla con una tranquillità tale da farlo apparire un lavoro del tutto ordinario per sei giovanissimi artisti come loro.

Altro elemento che colpisce è dato dalle colonne sonore. Imprescindibile, infatti, è l’accostamento tra immagini e musica, necessario soprattutto nei cortometraggi, per riuscire a condensare, in pochi minuti, sensazioni che altrimenti resterebbero inespresse o solo vagamente accennate. «La musica è stata fondamentale per noi, soprattutto perché il nostro protagonista non proferisce parola per tutta la durata del film. Abbiamo deciso di lasciarlo in silenzio per questioni pratiche. Ci siamo resi conto che non è possibile improvvisarsi né sceneggiatori né doppiatori e che nessuno di noi era in grado di assolvere a compiti simili. Se noi stessi avessimo dato voce a Nemo, probabilmente, sarebbe venuta parzialmente meno la credibilità e la riuscita del prodotto finale» ammette Filippo, poi prosegue: «Credo che la colonna sonora costituisca il 70% della riuscita di un film; per questo, ho contattato Lorenzo, un ragazzo aquilano che studia a Milano, affinché ci aiutasse nell’impresa. Lui non aveva mai composto musiche per cortometraggi, per cui è stato necessario un lungo confronto prima di capire quale mood volessimo dare alle singole melodie. Volevamo che il suono accompagnasse quello che le immagini, da sole, non potevano dire, senza mai anticipare nulla; che procedesse di pari passo allo scorrere delle figure, aiutando lo spettatore a empatizzare maggiormente con la storia e i personaggi.»

Schiaccianemo

Foto di Filippo Marcelli – Backstage di La Formula dell’Oro

Nonostante l’assenza di dialoghi,  “La Formula dell’Oro” porta con sé un messaggio ben preciso, esplicitato non solo dal saldo accostamento frame-suono, ma soprattutto delle frasi che anticipano le scene iniziali del lavoro. «Abbiamo deciso di inserire una sorta di prologo proprio per far sì che il corto arrivasse ad una rosa più ampia possibile di persone. Inizialmente, abbiamo fatto vedere il prodotto senza titoli di testa e in molti hanno palesato difficoltà nel comprenderne il significato; perciò, abbiamo iniziato a renderci conto che se avessimo voluto creare un film per tutti, avremmo dovuto noi stessi fornire gli strumenti necessari a renderlo accessibile a tutti, almeno nel suo significato generale. Ovviamente, per noi creatori esiste un significato ben più specifico, in cui sappiamo riconoscere e dare collocazione e nome a ciascuno dei personaggi, ma abbiamo sempre saputo che sarebbe stato difficile trasmetterlo nella sua totalità al pubblico. Ci è piaciuto, quindi, lasciare più alternative allo spettatore, ciascuna diversa eppure ognuna con lo stesso messaggio finale, ossia che, talvolta, è necessario lasciarsi qualcosa alle spalle, forse perdersi, per ritrovarsi e proseguire al meglio il proprio cammino. In fondo, è anche per questo che abbiamo voluto che il protagonista si chiamasse Nemo

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Foto di Filippo Marcelli – Backstage di La Formula dell’Oro

Finalmente, la mia curiosità sul nome dell’alchimista viene soddisfatta. «Come si può immaginare, il nome deriva anche, ma non solo, dal film “Alla ricerca di Nemo”. Da una parte, volevamo che si cogliesse un legame tra la storia di un padre che perde suo figlio e quella del nostro vecchietto che perde se stesso ed è costretto a ritrovare la sua vera identità e con essa, importanti pezzi del suo passato, compreso il rapporto col padre -che rivede nella scena delle pitture rupestri-. Dall’altra, abbiamo cercato di non personificare troppo il nostro personaggio e dal momento che nemo, in latino, significa nessuno, la storia di nessuno, per converso, è una storia in cui tutti possono rivedersi».

Nulla, quindi, viene lasciato al caso, nemmeno i più piccoli dettagli e non mancano le easter-egg, che i ragazzi hanno disseminato in lungo e in largo: «Lo studio è pieno di sorprese! Se aguzzate la vista scorgerete da Blade Runner” -di cui abbiamo riprodotto anche l’unicorno- ai Pink Floyd, fino ad arrivare a La Cosa” e ovviamente, lo stesso DVD di Alla ricerca di Nemo”. Ognuno di loro ha un significato legato a noi e al corto stesso. Per esempio, una delle easter-egg più evidenti è “Cuore di Tenebra” di Conrad, un libro che riprende il tema del viaggio e della ricerca di sé, che abbiamo, non a caso, deciso di collocare in una scena, per noi, molto significativa».

Dunque, per quanto sia partito da premesse quasi amatoriali, il lavoro di Filippo Marcelli e dei suoi colleghi è dettagliato, fine e appassionato come solo i più giovani sanno essere e apre le porte a progetti futuri, grazie ai quali l’industria cinematografica italiana potrebbe affermarsi in ambiti filmici ancora piuttosto trascurati nella nostra nazione.

Nemo nell'oceano

Tratto dal cortometraggio in stop-motion La Formula dell’Oro

«La mia aspirazione è quella di fare animazione in stop-motion rimanendo in Italia, magari creando uno studio di animazione sul modello di quelli internazionali. Al momento, le produzioni di questo genere sono quasi sempre straniere, per cui incrementare la creazione di film d’animazione tutti made in Italy costituirebbe, per me, una vittoria enorme. Grazie all’esperienza vissuta con “La Formula dell’Oro”, posso dire che ho avuto prova dell’enorme voglia di sperimentare delle nuove generazioni di addetti ai lavori e posso testimoniare che, in Italia, non mancano figure professionali specializzate, capaci di risollevare le sorti del nostro cinema d’animazione.» sostiene Filippo. «È pur vero, però, che se ti dicessi che voglio occuparmi solo di animazione, ti mentirei. Più di tutto, ciò che mi interessa sono le storie. Se trovo una tematica che mi soddisfa,  mi piace darle spazio tramite cinema, fotografia e disegno» precisa, in seguito. «Sono alla continua ricerca di storie e molte ne ho trovate nel mio viaggio in India. Qualche mese fa, infatti, ho avuto la possibilità di trascorrere 16 giorni nella regione del Gujarat, dove ho accompagnato il mio amico fotografo, Jordi Ferrando I Arrufat, che stava completando delle ricerche per la sua foto-inchiesta su ciò che rimane del gandhismo nella patria del suo fondatore, Gandhi. La cosa più stupefacente di questo viaggio, però, l’ho scoperta solo una volta tornato a casa: lì, mi sono accorto che quello che, per me, doveva essere un esercizio per riprendere a scattare come fotoreporter, si è tramutato in un’esperienza unica, in cui ho potuto toccare con mano una realtà variegata e lontanissima dai costumi occidentali, un’esperienza che ha dato luogo ad un inaspettato effluvio di pensieri, che ho messo per iscritto e conto di pubblicare, insieme ai miei scatti, all’interno di un libro fotografico» chiosa, dandomi l’assist per l’ultima domanda.

Primo Piano Nemo

Nemo

Qual è la prossima storia che vuoi raccontare?

Quando glielo chiedo, sorridendo, mi risponde così: «Ovviamente, “Blade Runner 2079” … Scherzo, anche se sarebbe bellissimo. Però, posso dirti che vorrei mettere le mie capacità a servizio di temi legati all’attualità. L’urgenza che sento, in questo momento, è quella di parlare del concetto di sdegno, che pervade i discorsi quotidiani di molti di noi e dei nostri politici, che è terreno fertile per violenza e odio razziale e di genere, che è tutto ciò che ci fa puntare il dito su qualcosa, senza cambiarla mai per davvero. Ecco, questa sarebbe una storia interessante da raccontare!» esclama, in conclusione.

Oramai, il suo ginseng e la mia cedrata sono solo un vago ricordo, depositato sul fondo del vasellame che abbiamo davanti. Paghiamo il conto e ci apprestiamo ad andar via. Sul tavolino, bustine di zucchero, briciole di patatine e la consapevolezza che sentiremo presto parlare di Filippo Marcelli e delle sue storie, tutte da raccontare.

Per sostenere Filippo Marcelli e il corto, “La Formula dell’Oro”, ecco alcuni link utili:

YouTube: Filippo Marcelli

La Formula dell’Oro:   clicca qui

Instagram: @steeely_laformuladelloro

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