Giovani e filofobia: tra voglia di essere amati e paura di mettersi in gioco

Pensiamo che ci voglia forza solo per dare amore, ce ne vuole tanta anche per riceverlo. Vi ricordate quel gioco in cui, da bambini, ci si metteva, con le braccia aperte, davanti ad un amico e ci si lasciava cadere all’indietro, nella convinzione che l’altro ci prendesse? Ecco, decidere di ricevere amore significa decidere di lasciarsi cadere nel vuoto, facendo fiducia che l’altro ci raccolga.” così lo psicanalista, Massimo Recalcati, conclude la quarta puntata del suo nuovo programma, Lessico Amoroso, in onda in seconda serata, ogni lunedì, su Rai Tre.

Lo scopo della trasmissione -la quale cavalca il successo ottenuto, lo scorso anno, da Lessico Famigliare – è di portare la psicoanalisi ad un livello di fruizione superiore, grazie al carisma e al folto seguito di Recalcati e alle sue lezioni, fatte di semplicità e immediatezza, che riescono a intrattenere il pubblico in studio e a casa, dando insegnamenti di enorme interesse pratico, prima ancora che scientifico. La qui riportata riflessione sulla difficoltà di lasciarsi amare mi è risuonata come un richiamo profondo e a tratti, disperato, davanti al quale non ho saputo trattenermi dal chiedere a me stessa e a chi mi circonda cosa sia l’amore e quanto, quotidianamente, ci tratteniamo dal lasciarci amare per ciò che siamo.

Secondo Freud, ci spiega Recalcati, l’amore per gli altri è solo una proiezione dell’amore per se stessi. Dire ti amo significherebbe, così, affermare di amare se stessi tramite l’altro. L’amore, quindi, sarebbe solo il tentativo di mascherare il proprio narcisismo. Davanti a questi ragionamenti, mi appare quanto mai calzante una particolare versione del mito di Narciso, raccontata da Oscar Wilde. Il dandy inglese sostiene che, alla morte del bel giovane, le Oreadi, ninfe dei boschi, sarebbero giunte presso il lago in cui egli sempre si rimirava e vedendolo lacrimare, lo avrebbero così esortato: “Non piangere per Narciso, poiché tu eri l’unico a poter ammirare quotidianamente la sua bellezza!” e quello, stranito, a loro: “Perché, Narciso era bello? Io piango per lui, ma non mi sono mai reso conto della sua beltà. Piango per Narciso, perché ogni volta che veniva a specchiarsi qui, potevo vedere, sul fondo dei suoi occhi, il riflesso della mia bellezza”.

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Tu aimes?- foto di Chiara Lombardi (intervista a Chiara qui)

Amore, quindi, come uno specchio che riflette solo i lati positivi (o presunti tali) di chiunque dica di provarlo. Una visione, questa, totalmente capovolta da Lacan, il quale, di contro, sostiene che l’amore sia amore del nome proprio, ossia di tutto ciò di cui è composta la persona verso la quale si rivolge tale sentimento. Per Lacan, infatti, dire ti amo significherebbe nient’altro che sostenere amo tutto di te.

Come spiega Recalcati, quest’ultima appare la versione dell’amore alla quale tendiamo ad essere più affezionati. Lo psicanalista stesso, infatti, in Lessico Amoroso, definisce l’amore come la necessità di condividere la bellezza, introducendo una tregua nel dolore del mondo. Eppure, la società alla quale ci rapportiamo appare sempre più lontana dal considerare questa tregua come duratura. Attualmente, infatti, l’amore viene visto come un fuoco che arde, ma non resiste a lungo. “La spinta dei nostri tempi”, a detta di Recalcati,sputa sull’amore che vorrebbe poter durare, (…) esso rappresenta il grigiore.” E allo stesso modo, la spinta dei nostri tempi teme profondamente l’amore.

Sempre più spesso, infatti, si parla di filofobia, da alcuni anche detta anoressia sentimentale, ossia paura dell’innamoramento e/o di amare. Le cause di questa sorta di blocco emotivo sono le più diverse; di solito,  l’aver vissuto esperienze amorose molto negative, che abbiano profondamente segnato il soggetto, comporta in lui la nascita di una serie di paure: quella di porre freni alla propria indipendenza, di provare qualcosa di irrazionale e incontrollabile o il timore di star (di nuovo) male per un amore destinato a finire o a non essere corrisposto. Secondo gli esperti, la filofobia potrebbe causare crisi di ansia o addirittura attacchi di panico, che porterebbero il filofobico ad allontanare da sé ogni possibilità di creare rapporti umani oppure a intraprendere relazioni senza, però, viverle con tranquillità, ma proseguendo nella propria condizione di angoscia e timore.

L’innamoramento appare, così, fonte di ansia ed espressione di debolezza, in una visione in cui amare significa porsi limiti e lasciarsi amare vuol dire far emergere la propria vulnerabilità. Le stesse relazioni cambiano forma e divengono meri passatempi, da cui scappare al minimo segnale di pericolo, o intricati rompicapi che portano il filofobico ad avvicinarsi solo ai cosiddetti amori impossibili, per paura di veder nascere la tanto temuta vita di coppia. Restare aggrappato alle proprie paure, rimanere sulla difensiva e porre un muro tra se stessi e l’altro sono comportamenti che danno luogo a non poche difficoltà relazionali, anche sul piano dell’intimità, in cui le più penalizzate risultano essere le donne, per le quali reprimere paure e sentimenti implica minor soddisfacimento sessuale.

Comprendere l’origine della propria paura e affrontare il problema, da soli o supportati da uno psicoterapeuta, è più difficile del previsto, poiché ognuno tende a vivere tale situazione in maniera diversa e spesso, a sottovalutarne la portata, cercando giustificazioni che, tendenzialmente, si focalizzano più sugli effetti della filofobia che sulle sue reali ragioni.

Insomma, la anoressia sentimentale sarebbe uno dei “mali” del 21esimo secolo, almeno secondo tali ricerche scientifiche, le quali ritengono che l’aumento del fenomeno sia esponenziale, soprattutto considerando che esso non è di facile individuazione, poiché, non di rado, questo atteggiamento viene scambiato per mera superficialità.

Come capire, allora, cosa affligge davvero i “giovani d’oggi”? Beh, nel più semplice dei modi: instaurando con loro un aperto e sincero dialogo. È quello che ho tentato di fare, nel mio piccolo, domandando –come già accennato- ad amici e conoscenti cosa sia per loro l’amore e se ne siano mai stati spaventati. Le risposte, profonde e toccanti, che mi sono arrivate, sono delle più disparate, ma il sentimento di latente filofobia traspare nella maggior parte dei casi, pur differendo profondamente nelle cause e nel modo in cui viene affrontato.

lovePer anni, ho avuto paurissima dell’amore, anche quando l’ho incontrato, anzi, soprattutto in quel momento. Il mio corpo e il mio cervello hanno reagito in una maniera nuova e incontrollabile, credevo sinceramente di essere prossima al decesso. Poi, ho provato a decifrare i segnali a mente lucida ed ho iniziato un percorso di autoanalisi e auto-accettazione, a seguito del quale mi sono convinta che provare e ricevere amore sia il modo migliore e più emozionante in cui si possa vivere.” Mi scrive una cara amica, che mi confessa di aver tenuto, per un po’ di tempo, un’agenda, sulla quale scriveva tutte le sue emozioni, contrastanti e fortissime, in una sorta di flusso di coscienza. “Dovrei fartela vedere, ma, purtroppo, non ce l’ho a portata di mano. Però, ti giuro, era liberatorio mettere tutto nero su bianco, come un enorme monologo folle in cui mi liberavo di ogni peso. Dopo qualche ora, lo rileggevo con calma e cercavo di capire il perché delle mie parole, delle ansie che descrivevo, del rifiuto che provavo verso me stessa e l’altro. Da quando ho conosciuto lui” racconta, riferendosi al suo fidanzato “non ho più avuto bisogno di nessuna agenda. Adesso mi sento più forte, mi sento più fiera, più felice di me stessa. Lui mi ha aiutata tanto. Mi ha fatto scoprire cose di me che non immaginavo. Ora riesco a sentirmi libera di essere come voglio, senza il peso di essere giudicata, senza andare in panico per ogni minima cosa. Gli devo molto” conclude.

Eppure, per una persona che è riuscita, con sacrificio, ad uscire da questa prigione sentimentale, molte altre vi restano ancora rinchiuse. “Per me l’amore è sofferenza costante, tuttavia, per quanto ne abbia paura, continuo a pensare che sia la cosa che voglio di più” mi confessa un amico. “Ieri, per esempio, è stata un giornata no, proprio a causa di una ragazza con cui è finita male. Non sono riuscito a non pensarci, anzi, ho dovuto staccare internet, smettere di fare quello che stavo facendo e mi sono dovuto trascinare a letto, pur non avendo sonno, aspettando che il tempo scorresse. Lasciar andare il tempo, le persone, le emozioni è l’unica soluzione, per me. Anche se non mi lamento con gli altri e non grido, non vuol dire che non ricordi ogni singola batosta. Amo le donne, le rispetto e me ne innamoro in ogni stagione. A prescindere che sia una cotta passeggera o l’amore della vita, finisco per soffrire ugualmente ed essere segnato, a poco a poco, da ogni cosa. Adesso è così, magari un giorno cambierà…chi può dirlo” mi dice, timidamente speranzoso.

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Tradinòi- Foto di Chiara Lombardi

“Tutti quanti, quando parlano d’amore, pensano che dobbiamo trovare l’altra metà della mela, come se ci mancasse qualcosa dalla nascita, ma io non sono d’accordo” irrompe una voce femminile. “Io credo che nasciamo interi e sia l’amore a dividerci. Mi spiego meglio: secondo me, quando sei da solo, ogni esperienza che vivi, la apprezzi, la elabori, la introiti nella TUA vita e diventa parte di quello che TU sei. Nel momento in cui sei innamorato, invece, appena fai qualcosa, qualsiasi cosa, non consideri l’impatto che essa possa avere solo su di te, ma inizi a ragionare su come avrà influito sull’altra persona, cosa le avrà fatto pensare, quali saranno state le sue idee in merito. Innamorarsi è come vedere le cose con due paia di occhi e solo quando la storia finisce possiamo (ri)aprire il nostro campo visivo e  capire dove abbiamo sbagliato, così, in una prossima esperienza, potremo usare delle lenti diverse rispetto a quelle precedenti. Ecco, una specie di diplopia sentimentale.” Continua sicura, poi aggiunge: “Questo non significa che io non sia spaventata, anzi, lo sono e molto, però cerco di far sì che questa paura non mi freni. In fin dei conti, penso che l’amore sia qualcosa di troppo bello per non rischiare il tutto per tutto. Inoltre, come ripete il detto, raccogli ciò che semini, perciò devi avere il coraggio di dare 100, se 100 è ciò che vuoi ottenere.”

Un’altra amica le fa il coro: “Che cos’è l’amore? È  un legame tra anime profondo e sincero, ma, in parte, lo temo, perché penso sempre che mi potrei fare del male. Nonostante ciò, quando provo qualcosa, non conosco freni e il mio lato emotivo prevale facilmente su quello razionale.” Eppure, alla fine, le tocca ammettere: “Il problema è che finisco per viverla comunque male, stando spesso in ansia, anche quando non ne ho motivo.”

“Per me, l’amore è un grande compromesso” sostiene un altro. “E, sì, ne ho paura, perché temo sempre che possa portarmi ad alterare il mio modus vivendi, in relazione alla persona con cui sto e che questo cambiamento possa emergere solo alla fine della storia stessa. Ovvio, cambiare in virtù degli altri, secondo me, è una debolezza che si rivela anche fuori dall’ambito amoroso, così come è ovvio che, pur essendo consapevole di questa paura, io ci ricaschi sempre e voglia innamorarmi ancora e ancora.”

“È vero!” continua un’ulteriore voce “Quando sono innamorata, sento che la mia felicità dipende da un’altra persona e, se vuoi saperla tutta, questo pensiero, per me, è agghiacciante. Infatti, mi ci vuole tantissimo per trovare la serenità in una relazione. I primi mesi, per esempio, quelli che dovrebbero essere i più belli e spensierati, per me sono i più difficili e stressanti, perché sento che è come se stessi perdendo dei pezzi di me e mi rendessi conto di essere troppo vulnerabile. Fortunatamente, ho incontrato un ragazzo molto paziente, che riesce a starmi accanto e si sforza di capirmi, nonostante le mie paranoie e le varie prove che gli faccio affrontare, di tanto in tanto.” Fortunatamente, dice lei; meritatamente, penso io.

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Illustrazione di ZUZU (intervista a ZUZU qui)

“Non so se l’amore mi spaventi, ma so per certo che io spavento lui!” esordisce, ironica, un’altra amica. “Ci ho pensato molto nell’ultimo periodo e credo che il mio problema sia l’onestà. Non che non sia trasparente, anzi, forse lo sono troppo! Sono sempre stata chiara con i miei sentimenti e se provo qualcosa di bello, lo dico senza pensarci troppo, ma, a volte, vengo fraintesa” chiosa, amaramente. “Ah, e fammi dire una cosa un po’ da nonna,” rincara senza mezzi termini, “i social non ci hanno aiutato per niente! Adesso, si sa tutto di tutti e questo ci fa perdere tempo a ragionare su minuzie insignificanti, piuttosto che concentrarci su come stanno effettivamente le cose. In fin dei conti, per quanta paura l’amore possa fare, guardandomi alle spalle, se potessi tornare indietro, rifarei tutto e questa mi pare una personale vittoria.” termina soddisfatta il suo ragionamento, così carico di patos che pare quasi un discorso elettorale. -Io il mio voto glielo darei!-

E poi c’è lei, la mia anima affine. L’ho lasciata per ultima, perché, tra le varie riflessioni, la sua è stata quella in cui mi sono rispecchiata maggiormente. “L’amore è una sensazione di pura felicità; è bellissimo! No, io non sono spaventata dall’amore. Io sono terrorizzata dalle relazioni!” Incomincia, mandandomi audio su audio, che ascolto con estremo piacere, sempre lieta di sentire la sua voce e il suono del suo accento, così lontano dal mio. “Vado con ordine. Partiamo dal fatto che, secondo me, l’amore, non è solo quello romantico. Puoi amare tutto ciò che ti anima profondamente. Amore è una parola così grande che comprende ogni cosa ed è per questo che ti dà la forza di fare tutto ciò che da solo non saresti in grado di compiere. Per quanto riguarda le relazioni, invece, io ne ho una paura assurda: ho paura di aprirmi, di essere rifiutata, di stare male, anzi, di stare peggio di quanto non stessi da sola. In verità, trovo anche estremamente faticoso conoscere qualcuno come conosco me stessa, perché, probabilmente, ho un’idea di relazione che va oltre la superficialità e che ti permette di essere davvero complice del tuo partner.

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Illustrazione di ZUZU

Quando vi capite con un semplice sguardo, quando stai meglio con l’altro che da solo, ecco, quella per me è una relazione degna di questo nome e comprendo che avere un livello di intimità fisica e mentale così elevato con qualcuno che, per te, nasce come completo sconosciuto, sia decisamente arduo. Se dobbiamo entrare più nel profondo, posso dirti che tutto parte, comunque, da una mia malcelata difficoltà ad accettare me stessa e i miei difetti piccoli e grandi, il che, mi porta ad essere una persona che non permette a nessuno di entrare nella sua vita, che non si permette di piacere agli altri e che, per quanto doloroso sia ammetterlo, crede di non meritarsi l’amore. E lo so che è una cosa bruttissima da pensare, ma è la verità e questo mi blocca e non mi fa vivere con tranquillità né l’approccio iniziale, né la crescita della relazione stessa.” mi confessa un po’ mogia, ma con la forza che la contraddistingue, prontamente, ci tiene a sottolineare che “questa è solo una mia problematica e riesco a scinderla dalla visione che ho dell’amore in generale. Non sarebbe giusto che la mia condizione personale inficiasse sull’idea astratta che ho della vita e dei sentimenti.”

Questo, dunque, è il ritratto di una minima parte della generazione odierna, in bilico tra paura di scottarsi col fuoco dell’amore -che arde e poco dura- e necessità di riscaldarsi vicino alla sua fiamma. Una generazione che, forse, ha solo bisogno di tempo per capirsi meglio; che, perennemente indaffarata, perde un po’ di sé lungo la via e per questo, si aggrappa con forza a tutto ciò che le rimane, tremando davanti alla possibilità di cedere, al primo sconosciuto che passa, quanto a fatica serba gelosamente tra le sue braccia. Una generazione -di cui anch’io faccio parte- spaventata sì, ma combattiva, che si trova in costante dubbio, proprio perché i tempi le danno la possibilità di contraddirsi più spesso, di infilarsi tra le maglie di una società fluida, di problematizzare maggiormente la propria stessa natura.

7_CORSIVO2-k2NI-U43440135017242ojD-593x443@Corriere-Web-Sezioni“Mi chiedi cosa sia l’amore, beh, l’amore è stare lontani per riconquistare la perduta intimità. È fare un passo verso l’altro; è lasciar andare e lasciarsi andare senza pensare di poter essere feriti; è capirsi senza parlare, è conoscenza profonda. È immaginare situazioni, pianificare viaggi o prendersi alla sprovvista. È abbassare le difese e sentirsi liberi.” mi scrive, infine, un’ultima amica, ma, il giorno dopo, mi invia un messaggio per rettificare: “Ho appena controllato il mio oroscopo e dice -cito testualmente-: tutto quello che pensavi di sapere sull’amore e sul piacere si rivelerà limitato. Quindi, mai come stavolta, il tuo articolo mi è più che necessario!” Leggo il testo divertita e mi dico: ecco, che cos’è l’amore: lasciare che l’altro ti insegni qualcosa di nuovo, dargli il permesso di scardinare le tue convinzioni, anche quando pensi di sapere già tutto, anche quando l’altro ha ancora tutto da imparare e scrive queste parole sperando, un giorno, di raccapezzarsi nel turbinio di sentimenti senza padrone da cui viene, costantemente, risucchiato.

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